Con Dimitri Milopulos
Mercoledì 12 e giovedì 13 giugno
Tratto da De Profundis di Oscar Wilde
- scene, luci, adattamento e regia Dimitri Milopulos
- coreografie Giuseppe Iacoi
- aiuto regia Marta Giusti
- assistente Federico Franchina
- organizzazione Franca Sisti
- amministrazione Alice Sgroi
- ufficio stampa Bruno Casini
- produzione Teatro della Limonaia ETS
La fine di un amore. Di un amore fatale. Di un amore tra due uomini. Due uomini tanto diversi tra di loro con due personalità talmente distanti da dare origine ad un campo elettromagnetico senza precedenti che li avvicinerà a tal punto da renderli ciechi. E questo loro incontro, questo loro avvicinarsi, sarà fatale. Porterà entrambi alla perdita della cosa più preziosa. La perdita dell’altro. E al silenzio.
Il mio lungo viaggio all’interno di questa “non opera” di Oscar Wilde, ha avuto inizio durante un altro importante viaggio; quello su 4.48 Psicosi di Sarah Kane. Ho avuto la necessità di interrompere il mio lavoro sul testo/testamento di Sarah, perché sentivo che per affrontarlo fino in fondo e portarlo in scena dovevo prima compiere un altro viaggio. Quello su quell’altro testo/testamento conosciuto sotto il titolo De Profundis. Viaggiare all’interno di quelle pagine così vere – si tratta di una lettera privata e non di un testo teatrale o di un romanzo – così piene di dolore e di sofferenza, così limpide e così oscure allo stesso tempo, per me è stato un immenso privilegio. E devo ammettere che spesso mi sentivo a disagio nel leggerle, perché leggere quelle pagine era davvero come entrare all’interno della vita di queste due persone, protagoniste di quelle pagine, di quelle vite, di quella tragedia, e spiarle.
Successivamente ho portato in scena una mia riduzione di quelle pagine sotto il titolo Dal profondo del mio cuore, in più versioni, con più attori. Queste pagine - questa lettera, è forse la lettera più lunga della storia, indirizzata a Bosie, nella quale il poeta attraversa la loro storia, attacca l’amante, se stesso, tira le somme, consiglia, rimpiange, si strazia, si libera; un’apologia dell’amore che tutto innalza e tutto distrugge.
Ora, a qualche anno da quella prima versione, con l’importante distacco a cui solo il tempo può portare, ho sentito il bisogno di affrontare nuovamente quelle pagine, allontanandole da me per avvicinarmi ancora di più, allontanando perfino il suo autore per poterle rendere autonome e universali.
Così nasce questa nuova, e assolutamente diversa dalle precedenti, versione di questa privata lettera, che mi troverà anche sul palco nelle vesti di “quel” uomo…
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